Dal baratto alla via marittima, storia del commercio dai sumeri ai fenici fino ai giorni nostri

https://www.lacooltura.com/2015/11/fiere-e-mercati-gli-eventi-piu-attesi-del-500/

Rimane sempre quello storico l’approccio migliore per confrontarsi con un argomento. Un discorso valido anche per il commercio che ha origini antichissime, ma che tutt’oggi rimane una delle attività più praticate dall’uomo con tutte le modifiche subite in questi secoli a causa delle innovazioni tecnologiche e dell’avvento della rivoluzione digitale.

Ma i suoi principi basilari di scambio fra merci o fra merci e denaro rimangono validi, come valida rimane una sorta di regola aurea che dice come la pubblicità sia l’anima del commercio. Anche la pubblicità delle attività commerciali segue vie sempre più digitali e per rendersene conto basta vedere come grazie ai servizi di stampa online si possano realizzare da casa risparmiando tempo e anche denaro articoli promozionali di vario genere.

Ma solo la storia, come accennavamo all’inizio, può indicarci il giusto modo per comprendere il commercio e la sua evoluzione. Può essere che fore di commercio poco strutturato, primordiale, basato sullo scambio reciproco di cose, sia esistito anche prima dei sumeri e degli egizi, che rappresentano le prime popolazioni sedentarie caratterizzate da forme di commercio esercitato soprattutto via terra, anche su lunghe distanze perlopiù comprese fra l’India e il Mar Mediterraneo. capire per primi quanto più rapidi e veloci sarebbe stato sviluppare una rete commerciale marittima utilizzando navi e porti furono i fenici nel dodicesimo secolo. A migliorare il sistema di scambi dei fenici anche il sistema di scrittura che misero a servizio degli scambi commerciali. Il testimone commerciale fu passato idealmente dai fenici ai Greci e poi ai romani. Roma era una sorta di manna per i commercianti, considerati i livelli consumistici decisamente elevati raggiunti dalla popolazione. E non è una caso che dopo la caduta dell’Impero romano gli scambi rallentano. La presa di posizione di città nordeuropee come Lubecca e e italiane, come le città delle repubbliche marinare.

Il commercio su lunghe distanze, in un contesto di scambio di merci ancora a bassa monetizzazione, era riferito a un ristretto numero di merci ed erano soprattutto beni di lusso o esotici che riguardavano una nicchia di persone abbienti.
Anche Cina e India avranno un ruolo fondamentale negli scambi commerciali, in particolare per quanto riguarda prodotti come spezie. L’introduzione sempre più massiccia della moneta dà ai Paesi europei come Olanda, Belgio, Portogallo, Spagna il predominio del commercio e degli scambi che li avvantaggiò almeno per tutto il 20esimo secolo. Poi i trend iniziano a cambiare con la nascita di Internet, la velocizzazione degli scambi, l’e commerce e l’imporsi sulla scena commerciale di Paesi come Cina e Corea.

Il Commercio equo e solidale

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Quando sentiamo parlare di commercio siamo spesso portati ad associarlo a soldi, guadagni a volte sproporzionati e non è raro che si senta parlare anche di sfruttamento della manodopera, per aumentare i profitti e non pagare il giusto i lavoratori. Certo, per fortuna, la maggior parte di chi lavora in questo settore non è così, ma può succedere. Uno sfruttamento che può coinvolgere anche quei paesi meno ricchi dal punto di vista economico, ma ricchi di risorse e materie prime. In tal senso e in questo contesto è nato e si è sviluppato il commercio definito equo e solidale. In inglese è noto anche con il nome di Fair Trade e si tratta di una forma di commercio il cui scopo principale è garantire al produttore e ai lavoratori il cosiddetto “prezzo giusto” facendo in modo che venga riconosciuto un guadagno più elevato rispetto a quello che avrebbe ricevuto dal mercato tradizionale. Il commercio equo e solidale ha anche lo scopo di tutelare e valorizzare le produzioni territoriali, opponendosi alla produzione in serie. La sua impostazione permette di vendere prodotti sul mercato riducendo al minimo la catena di intermediari e aumentando, così, i guadagni per produttori e lavoratori.

I primi tentativi di sviluppo di commercio equo li troviamo nel 1946 e nel 1949 e sono legati a gruppi ideologico religiosi e organizzazioni non governative che agirono in paesi in via di sviluppo. Trattarono quasi esclusivamente prodotti di artigianato locale che venivano venduti nelle chiese e alle fiere.
Il movimento del commercio equo e solidale come lo conosciamo anche oggi inizia a svilupparsi in Europa negli anni sessanta. Nel 1969 nasce il primo negozio mondiale di prodotti del commercio equo e solidale, in Olanda. Una catena che poi si svilupperà sempre più in tutto il mondo. In Italia è nota come Altromercato e i negozi di riferimento sono quelli denominati Mappamondo.

Nel 2018 la WFTO (Organizzazione Mondiale del Commercio Equo e Solidale) nel 2018 ha divulgato un documento denominato Carta del Commercio Equo e Solidale nel quale vengono messi in evidenza i valori fondanti del movimento come combattere la povertà, le diseguaglianze e privilegiare forme di commercio sostenibile anche dal punto di vista ambientale. A questa Carta hanno aderito già moltissime organizzazioni internazionali e di produttori. A oggi WTO vede l’adesione di 32 organizzazioni nazionali, oltre 330 organizzazioni di commercio equo e solidale e 34 organizzazioni di supporto.